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La dizione chmica del DMT è N,N-dimetil-5-metossitriptamina.

La seguente descrizione è tratta dal libro LIFE I SEGRETI DELLA GHIANDOLA PINEALE.

Attraverso studi neurofisiologici è stato scientificamente dimostrato che la ghiandola pineale è in grado di produrre più o meno blande quantità di DMT (Dimetiltriptamina che è una N,N-dimetil-5-metossitriptamina), una sostanza indolica derivata dal triptofano e che, sostanze pressoché identiche, si trovano in natura in piante come mimose, acacie, in alcune piante amazzoniche (Psicotrio viridis, Desmethacellanoianthus) ed è il principio attivo delle famose polveri da fiuto allucinogene dell’America Meridionale (yopo, parika, cohoba). È anche parte essenziale della bevanda sacra nota col nome di ayahuasca o yagé e si rileva in alcuni funghi del Messico meridionale (Stropharia, Conocybe, Psilocybe, Paneolus). Questi funghi sono chiamati dai nativi Teonanacatl (carne divina) e utilizzati per l’assunzione durante riti magici e divinatori. Le prime descrizioni degli effetti provocati da questi funghi si possono rintracciare nelle cronache redatte dagli storiografi che erano al seguito di Cortés e Pizarro nelle loro missioni di conquista dell’America Centrale.
Le sostanze presenti in natura, nei funghi messicani, sono chiamate psilocine o psilocibine. La DMT è probabilmente lo psichedelico più spettacolare, grazie alla sua azione estremamente rapida; chimicamente presenta una struttura indolica (simil-triptofano) affine alla psilocibina e alla psilocina. Pur essendo stata sintetizzata nel 1931, la prima ricerca scientifica sulle sue proprietà psicoattive fu effettuata nel 1956 da Stephen Szara, allora capo del settore biomedico nella divisione di ricerca del National Istitute of Drug Abuse.
È un potente allucinogeno, fornisce cioè la base chimica per immagini, sensazioni, emozioni mai sperimentate e prive di ogni razionalità corticale.
Tale sostanza è stata dosata nei soggetti che hanno raccontato di aver subito delle “abductions”, cioè rapimenti da parte di alieni e in molti casi è stato rilevato un notevole incremento.
“McKenna riferisce che già 15 secondi dopo aver assunto tale sostanza si ha la netta sensazione di esser andati di colpo in un “luogo particolare”. Molte tra le persone che volontariamente si sono sottoposte alla sperimentazione della DMT hanno riferito di essersi ritrovate all’interno di dischi volanti e di aver trascorso tre minuti circa del nostro tempo tra stranissime macchine manovrate da piccole creature dalla pelle grigia, dagli occhi grandi e dal cranio enorme. Si tratta di immagini ricorrenti che da sempre riferiscono le popolazioni dedite, per tradizione culturale o necessità ambientali, al consumo di sostanze psicotrope: dagli aborigeni australiani agli Atzechi, agli Indios amazzonici, ai Maya ecc. In altre parole, attraverso gli effetti della DMT endogena l’uomo ogni notte, durante il sonno REM, accede probabilmente ad altre dimensioni che appartengono a una realtà affettiva, ma diversa a quella in cui si trova durante lo stato di veglia e di cui talvolta, faticosamente conserva un vago e ancestrale ricordo.”
Studi farmacologici hanno rilevato che l’assunzione di 10-15 mg di psilocibina è sufficiente a provocare in un individuo adulto delle importanti distorsioni della percezione spazio temporale. È stato poi evidenziato che la DMT, chimicamente e farmacologicamente molto simile alle precedenti, viene prodotta spontaneamente dalle cellule pineali ed è una delle sostanze più fugaci mai osservate nel corpo umano e raggiunge, durante un sonno normale, la massima concentrazione tra le 3 e le 4 del mattino (periodo che corrisponde di solito alla fase REM del sonno).